sabato 18 gennaio 2025

IN CAMMINO VERSO UN RITO AMAZZONICO

 




Paolo Cugini


La presenza della Chiesa di Reggio Emilia e Guastalla in Amazzonia, attraverso l’azione pastorale sul territorio di missionari (per ora solo presbiteri), ci permette di accompagnare esperienze ecclesiali, che vengono da altri mondi e di confrontarci con queste. 

Uno degli aspetti più interessanti, dal punto di vista ecclesiale, del cammino della Chiesa amazzonica di questi ultimi anni è il tentativo di realizzare un rito amazzonico, conforme al desiderio espresso da papa Francesco durante il Sinodo sull’Amazzonia (2019), di una Chiesa dal volto amazzonico. Per molti secoli, numerose comunità ecclesiali incarnate nel territorio, hanno cercato di esprimere e vivere la propria fede, secondo le culture dei loro popoli. Il Sinodo amazzonico ha riconosciuto queste pratiche e accolto questa aspirazione, incaricando la Conferenza ecclesiale dell'Amazzonia (CEAMA) di creare una commissione per elaborare un rito amazzonico. Il nuovo organismo della Chiesa in Amazzonia ha costituito una commissione competente per studiare e discutere, secondo i costumi e le tradizioni dei popoli ancestrali, l’elaborazione di un rito amazzonico, che esprima il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dei popoli presenti in Amazzonia, con particolare riferimento a quanto la Lumen Gentium afferma per le Chiese orientali (LG 23).

Secondo il Sinodo dell'Amazzonia, il nuovo rito si unirebbe ai riti già in vigore presenti nella Chiesa, arricchendo l’opera di evangelizzazione, la capacità di esprimere la fede in una cultura propria e il senso di valorizzazione della Chiesa locale e della collegialità, che può esprimere la cattolicità della Chiesa. Un nuovo rito non è una rottura, ma un arricchimento della Tradizione della Chiesa. Il Documento finale del Sinodo ricorda che, oltre al Rito romano, «nella Chiesa cattolica si conoscono 23 riti diversi, segno chiaro di una tradizione che fin dai primi secoli ha cercato di inculturare i contenuti della fede e la sua celebrazione» (DF 117). 



L’esigenza di questo rito nasce dalle pratiche di inculturazione del Vangelo e di incarnazione della Chiesa, risultato di un lungo processo di comunità ecclesiali inserite nel loro contesto socioculturale. In Amazzonia, a partire dal XVI secolo, quando arrivarono i primi missionari nella regione, la fede si è inculturata e la Chiesa si è incarnata nel territorio. Il nuovo rito, quindi, affiancato dal Rito Romano o Latino, vuole essere il modo di esprimere e vivere la fede ricevuta e vissuta per secoli in questo vasto territorio fino ad oggi. Il rito che ne nasce è ancorato anche alla Tradizione della Chiesa. Come ricorda Papa Francesco nella Querida Amazzonia, il Concilio Vaticano II ha aperto le porte a un graduale processo di inculturazione della fede cristiana nei diversi contesti socioculturali, anche se in modo timido, perché «non è desiderio della Chiesa imporre (... ) in modo unico e rigido, ma rispettando e cercando di sviluppare le qualità e i doni dello Spirito delle varie razze e popoli” (SC 37). Tuttavia, lamenta il Papa, «dopo più di cinquant’anni, sono stati fatti pochi progressi in questo senso» (QA 82).

 La Sintesi Narrativa del processo di preparazione al Sinodo dell’ Amazzonia, frutto dell'ascolto diretto di 87mila persone, giustifica la necessità che la Chiesa in Amazzonia segua nuove strade per rispondere, fondamentalmente, a tre tipi di esigenze: garantire la presenza eucaristica nelle comunità; promuovere altre forme di ministeri ordinati per celebrare i sacramenti; promuovere un nuovo significato dei sacramenti fondato sul dialogo interculturale con le espressioni delle persone e la loro ricchezza spirituale. Dal 2020 sono stati fatti passi importanti, con il contributo di diversi esperti e comitati di lavoro, che hanno portato al Quadro Generale del Rito Amazzonico – presentato durante il V incontro della Chiesa in Amazzonia, svoltosi a Manus nel mese di agosto del 2024 - e alla raccolta di testimonianze di esperienze di inculturazione, cercando di creare le componenti del Rito Amazzonico. Si tratta di un processo che durerà fino a marzo 2025, con tre anni di sperimentazione per valutare e adeguare il Rito Amazzonico.



L’attenzione ai processi d’inculturazione del Vangelo messi in atto nel territorio amazzonico ha condotto a sottolineare l’importanza di alcuni aspetti, che il rito amazzonico dovrà tener conto. Il primo è il ruolo delle donne. Nelle cosmologie dei popoli indigeni, dei quilombola (comunità formate esclusivamente da afrodiscendenti) e di altre comunità tradizionali, la figura femminile ha un ruolo centrale in quanto è colei che genera e si prende cura della vita. Esempio di questo sono le espressioni Madre Terra, Madre dell'Acqua, Madre dei Pesci e Madre del Cespuglio. Questa centralità del femminile si presenta nelle relazioni di socialità dei popoli indigeni, in cui le donne hanno molteplici ruoli: generano e istruiscono i figli su come trasmettere storie e conoscenze; indicano l’attenzione alla casa e alla famiglia; consigliano i propri compagni su come prendere decisioni basate sui sogni e segni sacri, che sanno interpretare con la propria sensibilità. Ciò dimostra il ruolo fondamentale che le donne svolgono in queste comunità. In questo senso, è opportuno sottolinearlo, per l'organizzazione dei riti e delle celebrazioni che ne derivavano dalle interazioni tra cristianesimo, popolazioni indigene, quilombolas e comunità tradizionali, il protagonismo delle donne è fondamentale. Per un autentico Rito Amazzonico, è importante che le donne possano occupare spazi di partecipazione e leadership in cui non si trovano in una posizione subordinata, ma di simmetria e complementarità. Proprio come nel lavoro collettivo in fattoria – in cui le donne lavorano (a fianco degli uomini) nella piantagione, nella preparazione di cibi e bevande – nelle comunità dove si svolgono le feste dei santi, sono loro che organizzano e dirigono le litanie, le danze tradizionali e la preparazione e distribuzione di cibi e bevande. Un rito amazzonico deve prevedere la ridistribuzione dei posti e dei ruoli all’interno della Chiesa, accogliendo ufficialmente il ruolo delle donne come predicatrici e officianti sacramenti.

Un secondo aspetto che l’elaborazione del Rito dell’Amazzonia dovrà tener conto riguarda la specifica realtà antropologica dei popoli di questo territorio. Le relazioni di reciprocità, condivisione e prossimità sono costitutive della vita sociale in Amazzonia e sono molto vive nelle feste dei santi: sono esempi di riti già inculturati. L'Eucaristia può acquisire ancora più significato per i fedeli traendo ispirazione da queste celebrazioni. Tuttavia, è necessario rispettare e prendersi cura dell'Altro, che può manifestarsi nei vicini umani e non umani. Mantenere una vita sana e armoniosa dipende dall'equilibrio di queste relazioni. È fondamentale “rispettare le diverse visioni del mondo dei popoli, adottando i simboli propri della visione del mondo dei popoli all’interno del discorso e anche i simboli dei sacramenti, rendendoci così parte della loro visione del mondo, delle loro credenze e della loro cultura” (SN, 2019). La mistica amazzonica ci invita a percorrere sentieri d'amore per le persone con rispetto e comprensione. I miti e le feste, carichi di valore sacro, ci permettono di camminare verso una spiritualità centrata sull’unico Signore (QA 77-79). 

Un ultimo elemento che vale la pena sottolineare e che è all’attenzione della commissione che sta elaborando il rito amazzonico è il rapporto con la natura. Nonostante, ad esempio la complessità della figura dello sciamano, che più che un sacerdote svolge la funzione profetica di rivelare alla comunità che cosa la natura sta dicendo loro, questa visione del mondo offre la possibilità di approfondire una spiritualità che riconosce la foresta come un essere vivente. Per la gente dell'Amazzonia, la natura non è qualcosa di cui si può disporre in modo predatorio, perché ci sono degli spiriti che la abitano: gli xapiris. Bisogna tenere presente che questo non significa che la natura possieda un animus autonomo, come sostiene l'animismo, che la renderebbe quasi divina. Al contrario, il sacro abita la giungla, ma non è lei. Occorre conservarla perché porta la nostra impronta, il linguaggio di un mondo a cui non si può accedere dominandolo, ma trasformandosi in esso. La foresta ha una densità sacramentale. La natura è la fonte della vita, spinge le persone a cercare la vita in abbondanza, non nel senso di spreco capitalista, ma di “buon vivere”. In esso il centro è “l’armonia con se stessi, con la natura, con gli esseri umani e con l'essere supremo, perché c'è un intercomunicazione tra l'intero cosmo, dove non ci sono esclusioni e né esclusi, e dove possiamo forgiare un progetto di vita piena per tutti” (DF 9). Un denominatore comune tra i popoli dell'Amazzonia è la loro interazione con la natura, che intendono come un soggetto. Non esiste alcuna dissociazione tra gli esseri umani e la natura: prevale il rispetto e cura.

Per questo motivo ed altri, rito amazzonico che è in processo di elaborazione, non si limita all’adattamento della liturgia o del messale Romano. Vuole essere espressione della configurazione di una Chiesa dal volto amazzonico nella liturgia, nei sacramenti e nei sacramentali (benedizioni, funerali), nella spiritualità, nella teologia, nell'iniziazione alla vita cristiana, nella liturgia delle ore/ufficio delle comunità, nella mistagogia, nell'Anno liturgico, nei ministeri, in breve, nelle strutture e nell'organizzazione della Chiesa stessa. La Chiesa dal volto amazzonico espressa dal nuovo rito sarà una Chiesa multiculturale, vicina dei molteplici volti, costumi e tradizioni dei suoi popoli, consapevole della legittimità di una Chiesa pienamente locale all'interno di una cattolicità plurale, nell'unità dello Spirito (cfr LG 23). A sua volta, una realtà multietnica, multiculturale e multireligiosa come quella amazzonica è un indicatore che condiziona il rito amazzonico a una dimensione plurale e singolare allo stesso tempo. 



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